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Auguri e figli maschi. Ma anche no.

24 marzo 2012 by Siro 5 Comments


Ho sempre pensato che la tipica frase “Auguri e figli maschi” non fosse altro che una sorta di sciatteria, di pigrizia lessicale e pertanto mentale.
Una di quelle cose che si dicono mica tanto perché ci credi, ma per risparmio cognitivo, per economia. Una di quelle cose che le dici prima di averle persino pensate, che ti escono così, meccaniche. Come dire “etcì” “salute!”.  Allora “auguri” “e figli maschi”.
E INVECE NO!

Me ne ero già accorta quando aspettavo Alice:

“Maschio o femmina?”
“Femmina”
“Ah vabbè, l’importante è che sia sana”

Ve lo giuro. E non me l’ha detto una persona sola. Alcune erano anche femmine!

Ora che sono nuovamente incinta e la gente mi incontra in giro con passeggino con pupetta ricciolona e inconfondibilmente femmina e pancione prominente la domanda si spreca, e in alcuni casi l’antico retaggio patriarcale si vede già dalla domanda:
versione neutra:

“e questo? Maschio o femmina?”

versione leggermente pendente verso il patriarcale:  “

è maschio?”

versione smaccatamente maschilista:

“stavolta ce l’hai fatta a fare il maschio?”. 

Una domanda che contemporaneamente comprende un insulto a tutto il genere femminile e a me in particolare, fallita donnucola incapace di generare altro che insulse femmine.

In ogni caso io sorrido con tutta la dolcezza di cui sono capace (poca, ma in questo caso mi impegno) e esclamo sempre entusiasta:

“è un’altra femmina”. 

Perché è così, io sono felice di aspettare un’altra femmina. Quando mi hanno detto che Alice era femmina io ho pianto dalla felicità. Almeno una ce l’avevo. Per il secondo figlio non avevo aspettative, almeno non dichiarate.
Ma quando ho saputo che era un’altra femmina, beh, vi confesso che ho esultato.

A questo punto però arrivano puntuali i commenti.
Questi solo negli ultimi 3-4 giorni:

“Ah” smette di sorridere ”Vabbè, dai. L’importante è che stiate bene”. 

Parola di vicina di casa, di origine siciliana, circa 60 anni. Penso che potrebbe essere un retaggio culturale di una società del sud, ancora molto legata alle tradizioni. Poi però dico, cavolo, questa ha avuto due figli. Il maschio ha più di quarant’anni, vive ancora a casa, ha problemi a relazionarsi con chiunque, perde il lavoro ogni 3×2. Poi ha una femmina, un po’ più giovane, una ragazza in gamba,con un bel lavoro di responsabilità, sposata, affettuosa, equilibrata.
Nemmeno la vita ti ha fatto cambiare idea?

“Ah” smette di sorridere ”Vabbè, dai. L’importante è che stiate bene”.

 Vi  ricorda qualcosa? Infatti. Risposta della suddetta figlia, incontrata il giorno dopo. Sono rimasta sbigottita. Abbiamo giocato insieme da piccole, siamo andate a scuola insieme. Siamo cresciute nella stessa città!

“Ah” smette di sorridere “ti tocca farne un altro, e spera che almeno questo sia maschio, mia sorella ne ha dovuti fare 5!”. 

Commessa del supermercato, circa 25 anni, dallo smaccato accento veneto. È evidentemente una questione culturale nazionale e transgenerazionale.

Siamo ancora a questo punto?
E dire che io per la prima figlia ho cercato di mettere in pratica anche tutte le cavolate che ho trovato su internet per cercare di influenzare il sesso.
Ma era il 2009, e ancora non era uscita questa ricerca:
“Care aspiranti mamme, gradite una femminuccia? La volete donna come voi, complice con voi, felice di andare a fare shopping di scarpe assieme a voi? Anziché un maschio che se ne fugge con il marito (il compagno, il partner, insomma lui: siamo di larghe vedute, noi. Purché nasca) alla partita di calcio o resti inchiodato davanti al televisore a divorare film bellici o di zombi, ignorando le vostre richieste di dedicarsi a piccole riparazioni domestiche o fornire un parere sul colore delle tende? Mantenetevi in costante stato ansioso. Anzi, cercate di raggiungere un adeguato livello di stress. Una ricerca del Department of Public Health della Oxford University, presentata alla conferenza annuale dell’American Society of Reproductive Medicine di Orlando, in Florida, ha coinvolto 338 donne che cercavano di restare incinte, monitorando stile di vita e attività sessuale ma soprattutto i livelli di due ormoni, cortisolo e alfa-amilasi, legati a stress e adrenalina. Risultati: chi ha livelli alti concepisce assai più spesso femmine. Stress preconcezionale. E vedrete che sarà femmina.”
Certo, l’articolo è uscito su Avvenire, non proprio un quotidiano progressista, ma tant’è.
Non vi sembra vagamente maschilista anche questa ricerca?
E voi? Cosa ne pensate?

Foto presa dal web. Non mi è possibile individuare la fonte, se qualcuno la vuole rivendicare, si faccia avanti.
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Comments

  1. GIULIA says

    17 maggio 2013 at 3:13 pm

    quando sono rimasta incinta di Benedetta volevo un maschio. Non so perchè, o forse lo so: con mia madre non andavo molto d’accordo.
    Ero delusissima quando alla morfologica mi hanno detto che era una femmina (all’eco delle 12 settimane mi avevano detto che era un maschio).
    Poi Benedetta è nata, e ha rischiato di andarsene appena messo il naso in questo mondo: per un brutto parto, e per una malattia che non sapevo nemmeno che esistesse. Direttamente senza quasi passare dal via.
    La seconda sono stata immensamente felice che fosse femmina. Volevo un’altra femmina, volevo che diventassero complici, che non si sentissero mai sole (hanno 20 mesi di differenza). Ora ho due super bionde, una riccissima, altissima con gli occhi castani e una liscia, bambolina con gli occhi verdeazzurri.
    A me, più che altro, sono capitate persone che mi dicono: “adesso ci vuole il maschio!” io vorrei rispondere che se facessi un altro figlio, vorrei un’altra femmina 🙂

    Rispondi
    • Siro says

      17 maggio 2013 at 4:54 pm

      Oddio che brutta esperienza con Benedetta. Cosa è successo?
      Io ti confesso che ho sempre sognato di avere due femmine. Dopo la prima femmina però sono stata possibilista: a vevo paura ma ero anche curiosa di vedere com’era essere madre di un maschio. Ma quando ho saputo che era femmina anche la seconda sono stata proprio contenta.

      Rispondi
    • GIULIA says

      17 maggio 2013 at 9:21 pm

      ho avuto un parto distocico e lei è stata rianimata alla nascita. Poi hanno scoperto la destrocardia e il sospetto di discinesia ciliare… quando era ricoverata in TIN.
      Ma ora sta bene, è sempre sotto controllo, cresce che è una meraviglia. E’ una bambina molto dotata. Certo, lo spauracchio della DCP c’è sempre. Ha già qualche bronco ectasico, deve fare fisioterapia respiratoria ogni giorno. Ad agosto è stata ricoverata per una broncopolmonite bilaterale. Ma da quando abitiamo qui al mare va meglio, non ha nemmeno preso l’influenza. Fosse capitato a Cloe, non sono sicura le cose andrebbero così bene.

      Rispondi
    • Siro says

      18 maggio 2013 at 8:01 am

      NOn conosco nessuno dei termini che mi riporti, distocico, destrocardia, discinesia, dcp, ecc…
      Però immagino il tuo trauma. Avete fatto bene a trasferirvi, oltrettutto al mare la vita è un’altra cosa.

      Rispondi
    • GIULIA says

      21 maggio 2013 at 10:41 am

      cara Siro… nemmeno io conoscevo questi termini… e alcuni di questi non li conoscono nemmeno molti medici, pensa te 😉
      Finché non le vivi, di certe cose ignori l’esistenza. Poi ci sbatti contro, vai in crisi, e alla fine, in un certo senso, ci fai l’abitudine…

      Rispondi

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