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Tentativi di costruzione di condizionamento pavloviano all’entusiasmo.

18 dicembre 2013 by Siro 14 Comments

Ormai non è un mistero che io sia inevitabilmente affetta da incoercibile tendenza alla pollyannite.

Quindi è chiaro che io viva come un contrappasso insopportabile il fatto di avere una figlia leggermente lagnosa.
Quando parte con “maaaaaammaaaaa, mi dai la cioccoooolataaaaa??? Ma io voleeeeevoooo la cioccolataaaaaa” Che vi devo dire? Mi parte l’embolo.
Comincia già presupponendo che io non gliela dia.
Perché?
Chi te lo dice a te?
“Alice, riprova: senza gnola stavolta”
“Mamma, io volevo la cioccolata!”
“Alice, riprova: stavolta con entusiamo e gentilezza”
“[sorridendo] Mammina! Mi dai la cioccolata per favore?”
“Certo tesoro”.

Cerco di farle capire che con la gentilezza e l’entusiasmo non dico che può ottenere tutto nella vita, ma di sicuro molto di più che facendo la vittima e prendendo le persone per disperazione.
Che se sei allegro e positivo la vita è più leggera, più facile. Per te e per chi ti circonda.

Da qui il mio tentativo di condizionamento pavloviano dell’entusiasmo. Se me lo chiede nel modo giusto le do tutto quello che mi chiede.

L’esperimento di Pavlov.

La foto di Ivan, Pallino e famiglia viene da qui

C’era una volta un simpatico scienziato di nome Ivan Pavlov che studiava le sue ipotesi sul riflesso condizionato su un cane, che chiameremo Pallino. Quando Pallino vedeva il cibo, sbavava.
Niente di strano fino a qui.

Se Pavlov suonava un campanello il cane non sbavava, e guardava il povero Ivan con un certo compatimento.

Ma Ivan non era poi così scemo e cominciò ad associare il campanello alla ciotola di cibo: du’ scampanellate – dlìn dlòn – e poi tirava fuori una bella porzione di Pal.
Eddaje una eddaje due eddaje tre, Pallino, che non era scemo nemmeno lui, cominciò a capire che dopo il campanello veniva sempre il cibo.
Come risultato, appena sentiva il campanello, Pallino cominciava a sbavare. Lo capisco, a me succede uguale quando sento mio marito dire “a tavola!”
Aiutiamoci con un disegnino.

Disegnino

La barzelletta di Pavlov

Ci fu raccontata a lezione da Umberto Eco, recitava più o meno così.
Due cani che si conoscevano dai tempi bui della grande fame alla stazione di Mosca, si incontrano dopo qualche tempo. Uno, che chiameremo Canev, è emaciato e spelacchiato, in evidenti condizioni precarie di salute. L’altro invece, di nome Pallino, ha un pelo lucidissimo e il fianco appesantito dal benessere.

Canev: Vecchio mio, che ti è successo, ti vedo bene eh?
Pallino: Sì caro, sto bene, ho trovato una gran bazza sai?
Canev: Ah sì? condividi con gli amici!
Pallino: Mah, mi ha tolto dalla strada un tipo strano, un certo Ivan. Sono riuscito ad addomesticarlo. Pensa che lui suona un campanello, io sbavo, e lui mi dà da mangiare.

Io me la ricordo così. In rete invece ho trovato questa versione.

Fonte

Variazione sullo stesso tema

fonte

Ora il dubbio che mi prende è: sono io che sto condizionando Alice alla felicità o lei che sta imparando ad ottenere quello che vuole con il sorriso sulla faccia? Posta così la domanda, la risposta non ha una gran importanza.

Ma il giorno in cui mi chiederà sorridendo e con entusiasmo di farsi mettere gli swarovski sulla patata o di passarle un Mojito in cui pucciare i Pan di Stelle e io risponderò “Sìììììììì”, allora forse…

P.s. Questo post partecipa al blog tank di gennaio di Donna Moderna Bambino.

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Filed Under: Alice, la felicità si impara da piccoli, ottimismi senza limitismi, pollyanna chi sei

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Comments

  1. firmatocarla says

    18 dicembre 2013 at 8:51 am

    …stesso lagnetto, stesso rimedio, stesso dubbio finale…uhmmm…
    intanto, però, almeno la smette di lagnarsi e piagnucolare…

    Rispondi
    • Siro says

      18 dicembre 2013 at 10:05 am

      Infatti. Anche io per ora mi accontento dell’uovo oggi, nella speranza di avere anche una gallina condizionata domani.

      Rispondi
  2. Robin says

    18 dicembre 2013 at 9:30 am

    Mettila come vuoi, ma a me sembra un buon allenamento! Anch’io avrei bisogno di un po’ di training simile talvolta 😉

    Rispondi
    • Siro says

      18 dicembre 2013 at 10:06 am

      Grazie, speriamo!
      Se vuoi un trainer io ci sono eh!

      Rispondi
  3. koko pi says

    18 dicembre 2013 at 10:26 am

    Beh, mi raccomando, facci sapere come procedono le cose!
    Ps: un marito che dice “a tavola”?? wow…ecco perché vedi tutto rosa!!

    Rispondi
    • Siro says

      18 dicembre 2013 at 10:30 am

      😀
      Mio marito è a casa in paternità. Cucina, pulisce, fa il pane fatto in casa, ci porta a lavorare e a scuola, ci coccola.
      La pacchia è quasi finita, ma è stato bello.
      E comunque in genere quando è a casa cucina lui 😉

      Rispondi
  4. Cristina says

    18 dicembre 2013 at 2:27 pm

    Lorenzo è uguale, parte con la lagna preventiva, eppure è gemelli (e basta sempre con questa storia che il cancro è lagnoso!!), e anche noi cerchiamo sempre di fargli capire che è sempre meglio l’approccio positivo, qualche risultato si ottiene ma, in ogni caso, dubito che diventerà mai una di quelle persone che emanano positività o che ottengono tutto sfoderando un bel sorriso…..

    Rispondi
    • Siro says

      24 dicembre 2013 at 2:47 pm

      NOooooo. Non dubitare!!!! Credici inveceeee! Altrimenti lo condanni alla lagnosità permanente di sicuro!
      Non vedo l’ora di rivedere i due piagnoni insieme (e quando sono insieme non si lagnano un istante!)

      Rispondi
  5. mammagari says

    24 dicembre 2013 at 2:05 pm

    Ahaha! Diabolicamente geniale.

    Rispondi
    • Siro says

      24 dicembre 2013 at 2:48 pm

      Qui ci stava bene una faccina da diavoletto.

      Rispondi
  6. Veronica. Mentre dormono. says

    27 dicembre 2013 at 9:35 am

    Pensa che quando le bimbe mi chiedono una cosa in modalità lagna io dico ” fermi tutti, rifacciamo la scena da capo” e loro mi richiedono la cosa col sorriso. Per dirti che condivido , con qualsiasi barba trucco pavloviano o no, una bella educazione all’allegria e al sorriso sulle labbra. E con un sorriso ti auguro buonissime feste

    Rispondi
    • Siro says

      3 gennaio 2014 at 8:46 pm

      TI lascio di stucco, è un barbatrucco! Potremmo anche scomodare Mary Poppins e la pillola zuccherata… Grande maestra di vita Mary Poppins, ogni tanto lo ripasso, imparo più più che da quella nazi travestita di Tata Lucia.

      Rispondi
  7. illatocomico says

    3 gennaio 2014 at 7:28 pm

    bellissimo post! Sono considerazioni che hanno toccato anche me, sia nella prima parte (chiedere cose senza lagna) sia nella seconda (allenamento all’utilitarismo?)
    Ciao 🙂

    Rispondi
    • Siro says

      3 gennaio 2014 at 8:48 pm

      Ciao, benvenuta. Mi piace il titolo del tuo blog, vedo che anche tu condividi un certo qual pollyannismo di fondo…

      Rispondi

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