La foto c’entra anche se forse vi sembrerà di no. E invece sì.
Ché io sono tutta sottosopra. Sono stanca come non si può essere stanchi, ragionevolmente parlando.
Ma la stanchezza fisica è il meno, è l’altra che mi preoccupa.
“Una montagna di sabbia
con sopra rucola a piacereeeee”
Questa è la bellissima canzone di Alice stamane. Va tutto bene. La vita è bellissima.
I cambiamenti spaventano, ma sono necessari.
“Ammettere i propri limiti vuol dire non temerli” cit. Sales, citazione a sua volta contenuta nel blog di Mariela, una bellissima persona che ho conosciuto venerdì, quando sono andata a incontrare alcune persone prima del Freelance camp. Ad esempio leggete che bello questo post: Star bene è un lungo viaggio.
Quindi non devo temere i miei limiti. Il camp me li sbatte in faccia, ogni volta. Fa male, ma serve. Torno a casa svuotata, ma anche riempita di nuovo. Ci sono stimoli che adesso hanno messo un semino dentro e so già che nei prossimi mesi germoglieranno. Sono le radici che fanno sanguinare.
Ad esempio adesso so come fare i conti per decidere che valore dare al mio lavoro. Eppure non so come superare l’abisso fra quello che penso di poter chiedere e quello che mi offrono adesso. E poi chiederlo davvero.
L’abisso della paura di non sapere abbastanza. Di non essere abbastanza, di non avere abbastanza.
L’abisso fra quel che vorrei fare e quello che faccio. “Fatto è meglio che perfetto”. Viene sempre dallo stesso post di Mariela. Quel post mi parla proprio eh.
La voglia di fare tabula rasa e ricominciare da zero è forte, ma forse è una via troppo facile. Eppure sono così stanca che la tentazione è forte.
Intanto domo il mal di testa, tengo a bada l’insoddisfazione, cerco la forza di finire progetti che non mi interessano più, per poter andare oltre. Per poter essere libera di pensare e sbloccare queste energie che mi premono dentro e vogliono uscire.
Intanto annuso gelsomino, mi fa stare bene, mi ricorda che questa è la stagione del rinnovamento. Che non c’è pace, e non ci deve essere, che la bellezza è mutevole, ma non è perfetta. E lo speech di Mariela mi ha ricordato quest’altro discorso:
Non devo aver paura di aspirare ad essere quello che voglio.
Un’altra frase mi ha colpito molto al camp. Non a caso l’ha pronunciata una delle persone che in quest’ultimo anno mi hanno preso per mano e accompagnato nel mio lentisssssimo cambiamento.
Grande lezione di @pannaanelli: non combattere ma alimentare la crisi con la formazione #freelancecamp pic.twitter.com/Poift1jEpW
— Silvia Siro Versari (@SilviaVersari) 25 Maggio 2014
Paura, limiti, alimentare, superare l’abisso.
Intanto brindo, che ai momenti di down si intervallano momenti di esaltazione. Quando mi sento capita, anzi, compresa.
Dai, raccontami ancora quella della solitudine del #freelance. #freelancecamp #terzotempo pic.twitter.com/BgjMVKNgcr
— Silvia Siro Versari (@SilviaVersari) 24 Maggio 2014
Intanto. Eliminare la parola intanto dal mio vocabolario, intanto.
Carla S. says
Intanto… questo camp ( se è quello che ricordo in post passati…) ogni anno ti fa un’effetto un po’… diciamo lavatrice? diciamolo. ma poi setacci, riprendi, lasci e ricuci. E ogni volta è meglio. E ogni volta è una sorpresa e una scoperta…
sbaglio?
Siro says
esatto. è una full immersion esaltante e terrorizzante nell’esperienza e nel sapere di altri che condividono una parte del mio cammino.
so che poi starò meglio, ma la fase di imbozzolamento e di poi di liberazione dall’esoscheletro è necessariamente dolorosa.
mammapiky says
Credo che certi momenti un up e down siano necessari per la nostra vita sia per l’aspetto lavorativo che per altro. Io faccio tutto un altro lavoro ma questo camp mi piacerebbe mi sa e poi qual panorama, la tua mano, il sole e ciò che hai in mano, a me sa di risalita, ovvero il periodo down e’ finito,,ora si va up!!!!
Siro says
qui vedi tutti i video: http://freelancecamp.net e nella pagina programma puoi vedere… il programma 😀
Claudia says
Per me che i sogni, almeno professionali (che poi è difficile definirli solo tali, diciamo extra familiari) li ho congelati in freezer a -18 da tanto, troppo tempo, alcuni ancor prima di scoprirli, credo che questo camp farebbe un effetto devastante…almeno da come lo descrivi. E ti invidio anche quel senso di paura, di inadeguatezza, di “non sono, non sono abbastanza, non so abbastanza, non posso”, che fa un male sordo e strisciante, ma è lo starter di tanta meravigliosa crescita e arricchimento. Per cui, buon faticoso bozzolo, cara Silvia, buonissima rinascita in farfalla…
Siro says
In freezer a -18 vuol dire che si conservano intatti. Quando vuoi parlarne davanti a un mojito io ci sono.
Claudia says
Finché non svezzo di mojito neanche l’ombra purtroppo, ma se va bene anche un caffè, cazzo se ci sto! 😉
pinkg says
Attraverso le tue emozioni hai condiviso degli importanti messaggi, e per questo grazie!
Mi auguro che il tuo imbozzolamento non duri troppo…giusto il tempo necessario ;-))
Siro says
è sempre troppo, è sempre troppo poco. E soprattutto non è mai definitivo, è un bozzolo dietro l’altro… Direi che è ora di merenda.