Alzarsi alle 7.20, che le altre mattine ci vogliono le bombammano a tirare giù Alice dal letto, ma la domenica no.
La domenica un pugno secco sul naso mentre si stira e poi l’urlo sottovoce (questa è perversione) all’orecchio:
Mammhaaahhh è luceeee, andiamo giù a fare merenda? Voglio i pandistelle.
Pannnatelle! Fa eco la sorella che entra sbattendo la porta contro il cassettone, in una coordinazione (rumorosa) tra personaggi che quando la vedi nei film dici Seeee, e invece, vedi? Succede proprio così.
Tutti nel lettone, scambi di solletico violento. Sotto i piedi della mamma no, che diventa cattiva e fa la faccia del pipistrello colitico adirato, quella senza le labbra e con le narici grandi.
Frigne, ricatti, risate, telefonate con i reciproci piedi a tutto il parentado. Fingere svenimenti a turno quando si risponde al piede-cornetta del babbo.
Scendere daunstess (imparare l’inglese nel frattempo).
Aprire la porta, vedere che tempo emmerda (rinforzare l’uso appropriato delle parolacce nel frattempo) e capire che il tuo salotto assumerà entro poche ore l’aspetto di un sito colpito da calamità naturale (i figli sono naturali, no?). Tipo una Pompei tra la pioggia di lapilli e la distruzione finale, ma senza jonsnow nudo che ti limona (senza offesa per il paterfamilias).
Guardare da vicino e sbattere il muso sulla porta a vetri alla spinta delle sorelle monelle accorse a guardare fuori che usano il tuo gulo (decidere di lavorare più sulla pronuncia delle parolacce nel frattempo) come new jersey.
Pioveeee, frigna una.
Oveeeee! Ride l’altra.
Fare ora di pranzo non si sa come, o forse sì ma meglio dimenticare.
– Ciao nonnaaaalauraaa!
– Onnaaaalalla!
– Ciao mamma.
– Cosa mangiate?
– Strozzapeti, nonna.
– petiiii, onnaaaaa.
– Moriremo gonfi, mamma.
Ridere tutti, chi per i peti strozzati, chi perché gli altri ridono. Tranne una, che frigna perché non ha capito perché tutti ridono.
Mangiare, litigare per farla venire a tavola, litigare per il cibo.
Dalia a fare il pisolino col babbo, Alice a guardare film con la mamma.
Ringraziare il cielo che sei riuscita a evitare anche oggi le winx, anche se Macchia va a Londra non è esattamente il tuo film preferito, ma in confronto alle fate lurdere è Godard.
Guardarlo due volte, per far passare anche i concetti più profondi (intanto dire puttanate tremende in chat con la tua amica dagli occhi gialli).
Arrivare non si sa come all’ora della merenda e litigare sul livello massimo di glicemia consentito.
Farsi una tisana depurativa sanissima per dare l’esempio.
Alzare gli occhi al cielo mentre finisci tutti i residui di cibo mangiucchiato dalle pesti, accompagnando con sbuffo, perché sembri un cosa mi tocca fare invece di un grazieallamadonna per aver inventato i ringo goal.
Con la scusa della tisana da finire, aggirarsi nei corridoi di amazon e comprare 4 romanzi fichissimi ma, non sapendo da cosa iniziare, ammazzarsi di candy crush saga usando anche tutte le 24 vite accumulate.
Spedire il babbo da solo a fare la spesa settimanale (mi è parso di vederlo allontanarsi nel vialetto con le movenze di Gene Kelly mentre cantaballa Singin’ in the rain), intanto finire di distruggere il salotto.
Arrivare non si sa bene come all’ora di cena.
Litigare perché non c’è la pasta, salvo poi servire 3 porzioni di carne a cadauna gnappetta.
Ridere, frignare, ridere. Cantare tutte in coro mallamor mallamor mallamor, tutta la canzone dicendo solo mallamor.
Fare spazio sul tappeto con la tecnica centrifuga (spostare tutto ai margini) e fare i girotondi.
Finire in gran bellezza con Gli indiani al centro della terra *la qualunque* con tutta la tribù ahia bù ahia bù ahia bù yè-yè-Yè yuppy-ya-ya UEEEE.
Rotolarsi dalle risate al turno di Alice:
Gli indiani al centro della terra si toccano il culetto a vicenda con tutta la tribù ahia bù ahia bù ahia bù yè-yè-Yè yuppy-ya-ya UEEEE
Tranne le indiane femmine che si toccano la passerotta con tutta la tribù ahia bù ahia bù ahia bù yè-yè-Yè yuppy-ya-ya UEEEE.
Constatare summo cum gaudio che è ora di andare a letto.
Portare a letto la piccola pensando sia facile e restare con lei fino a mezzanotte, cantandole Bella ciao, Lassù sul Monte Nero, e tutta la discografia di Vasco Rossi prima del 1993.
Presa da sconforto iniziare il post ’93 da Delusa. Ottenere l’effetto desiderato: mamma bashtaaa tantare. Dahia domme.
Correre a letto aprire il kindle, chiudere il kindle, dire 8 puttanate su Facebook.
Cancellare le frigne dalla memoria. Resettare, attivare la memoria selettiva, deframmentare.
Ridere ancora degli indiani porcelloni e degli strozzapeti.
Pensare “che bella domenica”.
Ringraziare che domani è lunedì.
Buonanotte.
Mariella says
Ho l’ansia.
Siro says
Oddio, e perché mai? Te l’ho fatta venire io?
Ohhhhh mi dispiace, no ansia, nooo.
C’è tanta allegria, tanta.
Per il resto c’è sempre l’alcol! 😀
uoma says
Veramente una bella domenica. Baciotti a tutti 🙂
Siro says
Immagino che assomiglino alle tue, anche se forse i tuoi sono un po’ più tranquilli 😀
uoma says
Sì, tranquilli come un tornado
Alexa says
Una tranquilla domenica di pioggia! 🙂 🙂
Come ti capisco…
Baci !
Siro says
E come ti sbagli 😀
eli_miss says
Mi identifico un po’ in tutto e allo stesso tempo mi proietto nel futuro. grazie per aver condiviso l’allegria e il buonumore!
E.
Siro says
A meno male, che non fa venire solo ansia! Capito Mari? Allegria e buonumore! #veryserena!