Siamo partiti in quattro: tre generazioni di donne e il mio compagno per dire arrivederci a degli oggetti, ché addio alla zia-bisa l’avevamo già detto quest’estate in una cerimonia allegramente malinconica di cui volevo tanto parlarvi ma ancora non l’ho fatto.
A casa abbiamo lasciato Dalia, addormentata, con il nonno. Alice è salita in macchina ignara, nel sonno, e si è svegliata a Milano, ma sapeva che saremmo andati a casa della zia Graziella.
“ma la zia c’è?”
“no Alice, ricordi cos’è successo alla zia Graziella? Andiamo a dire ciao alle sue figlie e alle cose della sua casa.”
“certo che mi ricordo, la zia ora è un angioletto. Ma chissà mamma, magari viene giù perché vuol dire anche lei ciao alle sue cose e alla zia Franca e alla zia Paola”.
Tre ore seduta in macchina sono un lusso. Di tempo e di spazio. Ti costringe a rallentare il tuo tempo, per forza di cose.
Ho visto l’alba in viaggio, non mi succedeva da tempo. Un alba retrovista.
Poi un alba di fronte, ma che sembra un tramonto.
E forse non lo è sempre? Un’alba qui, è stata da poco tramonto, poco più in là.
Le cugine hanno organizzato un garage sale tra amici per dire addio agli oggetti di una vita. Scelti con cura e custoditi con amore.
Ho trovato che fosse un’idea straordinaria.
Un’altra occasione per accarezzare il ricordo di questa zia speciale, una bisnonna per le mie figlie, una seconda madre per mia madre (era sorella del suo amatissimo padre).
Nata negli anni ’20, era laureata in Fisica.
Ha accolto mia madre – già orfana di madre – a Milano quando è stata allontanata da casa perché voleva sposarsi, incinta, a 23 anni.
L’ha accompagnata in un atelier e le ha comprato il vestito da sposa.
23 anni. Una bambina.
Se penso a com’ero io a 23 anni…
Un’occasione per le cugine per liberare gli oggetti dall’aspetto di fardello e affidarli a persone che sa li custodiranno, che hanno conosciuto sua madre e quindi sono affidatari fidati di oggetti amati.
Un’altra occasione per gli oggetti: di prendere vita, in un’altra casa, in un’altra famiglia.
Porteranno con sé il ricordo di una persona cara a tanti.
Ma al tempo stesso perderanno una parte di memoria, e avranno la possibilità di reinventarsi, di costruire un’altra storia.
Liberi.
Pensavo a questo mentre guardavo mia figlia leggere libri che Graziella aveva letto ai suoi nipoti. Quando sarà grande si troverà questi libri fra i suoi, ma forse non lo saprà che hanno conosciuto altri bambini, altre voci, altre letture, prima delle nostre.
Oggetti di valore oggettivo e oggetti di valore affettivo.
Insieme raccontano una storia, separati diventeranno tasselli di altre storie.
70 anni di alberghi, viaggi, lettere. #ricordi #memories #addio #ig_minimal #travel #stories #paper #letters #minimal #vintage #hotel #marriott #metropole #londonderry #crillon #sheraton #georgeV Una foto pubblicata da Il lupo nelle fragole (@luponellefragole) in data:
Forse sembrerà strano, ma la colonna sonora di questa giornata è stata questa qui sotto.
Parla delle stesse cose: di fine che non è altro che un altro inizio, di libertà, di liberazione, di albe e tramonti. Più guardo questo film e più lo trovo bello, profondo.
[Ecco qui il video, se non lo vedi]
Si torna a casa. Con una pendola, un set di valigie che sorridono, il Maestro e Margherita a fumetti, l’Artusi in vecchia edizione, una macchina da cucire di inizio secolo, un braccialetto di perle, il libretto universitario della zia.
E un po’ di leggerezza in più.
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