Calmo il respiro. La nebbia si sospende e aleggia, incerta se dissolversi o infittirsi.
Raddrizzo la colonna: riesco a snocciolare le vertebre?
Inspiro e faccio posto nella pancia, scaccio le scorie, liscio le pieghe del mio intestino.
Espiro e faccio uscire. Sollevo il diaframma e rimango sottovuoto. Libera, ma in apnea.
Necessità di rallentare, di fare meno, di fare meglio. Un urlo così forte che viene dal mio corpo. La mente come sempre arriva dopo, ma il cuore lo dice da tempo.
Did I ever leave you
Was I ever able
Or are we still leaning
Across the old table
Cerco il mio sankalpa, vedo fiorire boccioli bianchi e carnosi e il mio pensiero gira vorticoso lì intorno. Respiro e piano piano rallenta.
Respiro.
Ora aleggia leggero.
Con tutta questa ossigenazione ogni tanto un pensiero prende fuoco e mi infiamma. L’ira scatta subitanea e fulminea. Ma è così: è dove fa male che si reagisce con violenza. Il dito nella piaga brucia. Il dito, nella piaga, brucia. Il dito nella piaga: brucia.
Va bene così. La fiamma indirizza e illumina: ecco dove potare, oppure sanare. Oppure riflettere.
Was it ever settled
Was it ever over
And is it still raining
Back in November
Sospendere il giudizio. Ma riflettere: se ti fa stare bene non può essere sbagliato. Se ti fa stare male invece, è il caso di pensare.
Respiro. Calmo il respiro. Mi affretto, ma lentamente.
Respiro. Calmo il respiro. Sintonizzo il pensiero, estraggo stringhe di memoria, stringhe di informazione, isolo e smatasso.
Cerco di armonizzare le mie moltitudini. Si possono essere tante cose, insieme. Suonare più corde, per fare musica. Qualche stonatura. Perdonala, perdonati, mi perdono. Anche quella corda lì, profonda, che cerco di ignorare. Quei toni bassi, che un po’ grattano.
Dargli voce. Questa è la voce che assomiglia e, in questi giorni, mi accompagna. Mi parla. Mi rassicura.
Santina says
Cosa succede amica?
Ti leggo da un pò, dopo averti scoperta per caso e in colpevole ritardo,non ti ho mai commentata però e non so il perché. Anzi lo so,un pò è la mancanza di dimestichezza con il mezzo tecnico,un pò la diffidenza che sotto sotto nutro per la parola digitale, in ultimo,ma non per ultimo la mia dannata tendenza alla procrastinazione. Ti volevo scrivere solo quando avessi trovato le parole giuste per dirti quanto ti apprezzi e quanto trovi i tuoi pezzi divertenti e commoventi e spesso divertenti e commoventi insieme. Ma questo momento non è mai arrivato finora e così ti scrivo adesso,in maniera inadatta e sicuramente inappropriata,che ti stimo sorella,aspetto con trepidazione i tuoi post e mi rammarico di non riuscire a incrociare la tua strada spesso come vorrei.
Uoma
Siro says
Ciao Santina. Guarda con che colpevole ritardo ti rispondo io! 😀
Non aver paura di un mezzo, è solo un mezzo. Non aver paura delle parole, non esistono parole digitali e non, esistono solo parole. Le tue mi accarezzano direttamente il cuore, e mi fanno bene. Grazie. Non sono inadatte né inappropriate. Sono solo belle.
La mia strada è più facilmente incrociabile sul web che altrove, e io non ringrazierò mai abbastanza questo mezzo che spaventa tanti, come te, ma che per me è stato liberazione, esternazione, salvazione.
Però un caffè ce lo prendiamo presto, promettiamocelo!
E continua a commentare, ti prego. Anche un ciao, fatemi sentire che siete lì, per favore.
Bacio te e anche gli altri che leggono, anche se ultimamente scrivo poco e in modo probabilmente oscuro. :-*
Simone, ma sì quello di @purtroppo says
Ma sai che lo sento il lieve stordimento da eccesso di ossigeno? Sai che si sente da qui?
Siro says
Capisco, faccio spesso questo effetto 😀
[Mi sono riletta e ho sentito i singhiozzi. Questi respiri erano troppo frequenti e brevi, invece di essere lunghi e distensivi. Ma va bene così, a calmare il respiro e il pensiero si impara per passi. Per singhiozzi.]