Il lupo nelle fragole

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Open Office.

18 settembre 2013 by Siro 9 Comments

Io sono una libera professionista. Molti si soffermano sul libera e pensano che sia una gran pacchia. Beh, non è proprio così.
Non starò a soffermarmi su pregi e difetti del lavoro da free lance, tanto è piena la rete di considerazioni in merito. I pro e i contro sono più o meno gli stessi per tutti.
Ho passato un anno a lavorare da casa, i giorni in cui mia madre stava male lavoravo con Dalia nei paraggi. Non esattamente una cosa facile. Però ho potuto seguire da vicino la sua crescita in tutto il primo anno. Questo ha comportato molta privazione di sonno, poiché spesso ho lavorato dopo cena, fino a notte inoltrata.

Da quest’estate però ho cambiato musica…

Ero al mare, ho comprato la chiavetta ma dopo un temporale la ricezione della 3 è peggiorata e poi sparita.
Poi ho provato con l’open office vero, en plein air, come qui sopra.
Una figata vero?
No.
Anche lì il wifi era lento come l’autobus quando ti scappa la pipì. Io poi dovevo dividere in sequenze dei video su you tube e mi scendeva proprio la catena. E poi urla e schiamazzi.

Allora sono tornata in ufficio. E dei grazie che ho un ufficio a cui tornare, se pur abusivo. (è carino vero?).

Qui avevo ancora il vecchio portatile. Poi è arrivata Cloud-ia e con lei la riorganizzazione anche mentale dell’ufficio. Perché quello che vedete qui sopra è una scrivania con un cavo di rete a mia disposizione presso uno dei miei committenti principali.
Ma il mio ufficio in realtà sono io.
Quindi mi sono organizzata per lavorare al meglio, e non trovarmi più nella condizione di dover elemosinare un posto o una connessione e perdere così tutta la mattina.
E non trovarmi più nemmeno nella condizione di cercare un file tra chiavetta, portatile 1, portatile 2, fisso di casa, fisso dell’ufficio. O magari era nell’hard-disk esterno?
Ecco, mai più.
Google Drive tutta la vita. Amolo.
Il mio nuovo Cloud-ia resiste 10 ore senza cavo di alimentazione e pesa un chiletto. Ce l’ho sempre in borsa. Lui, il mouse e la chiavetta 3.
Niente più carpette sparse tra la macchina, le borse, le scrivanie.

Cloud-ia è un mac, quindi via di app per organizzarsi meglio. Ne parlerò magari prossimamente.

Voglio solo dire che sono contenta.
Quando lavoravo solo in ufficio invidiavo chi stava a lavorare da casa. Quando stavo a casa avrei dato oro per stare in un ufficio ed evitare l’abbruttimento totale da sepolta viva.
Ora ho la via di mezzo ideale.
Ho tre colleghe molto simpatiche, più una quarta nell’ufficio dall’altra parte del cortile; non ci sono quasi mai contemporaneamente, quindi c’è quiete, ma anche la possibilità di fare due chiacchiere e prendersi un caffè.
La mia produttività è migliorata, qui non ho bisogno nemmeno del pomodoro, che pure nel lavoro da casa mi era diventato indispensabile.
Certo anche qui mi capita di essere interrotta dalle colleghe o da uno dei capi. Ma è più facile spiegare che ho poco tempo perché sto lavorando, con mia madre o mia suocera in visita a sorpresa è più difficile.
Nessuno vuole il latte, il caffè se lo fanno da soli.
E soprattutto nessuno qui mi ha mai chiesto di fargli il bidè.
Sono cose.

p.s. questo è il mio 101esimo post. Sono cose anche queste.

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Filed Under: Io, lavoro, vita quotidiana

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Comments

  1. firmatocarla says

    18 settembre 2013 at 6:55 am

    Ciao Siro! Mi sa che devo prendere appunti! Mi ero persa la questione “pomodoro”, ma poi ho letto e ho capito. Corro-corro-corro e mi restano sempre 1000 cose da fare. Chiaramente MYSELF manco vi entra in tutto ciò… Sono in fase di riorganizzazione totale, mi hai dato parecchi spunti…e la conferma che ce-la-posso-fare! ^_^
    Complimenti per i 101!!!! O si dice “auguri”?

    Rispondi
    • Siro says

      18 settembre 2013 at 9:01 am

      Il pomodoro e le app fanno miracoli.
      Stamattina sono rimasta a lavorare a casa… ed è passata mia suocera!
      Per il Myself… prova ad adottare il pomodoro mescolato all’EASY della Hogg. 😀

      Rispondi
  2. Lisa says

    18 settembre 2013 at 7:02 am

    Già. Lo stiamo facendo un po’ tutte, il percorso. Che bello, lavoro da casa, posso stare vicino ai miei bimbi. E recuperare alle 3 di notte. Che bello, i bambini cominciano nido/asilo/ scuola (chi si fa tentare dall’homeschooling se ha le consegne?) posso lavorare in santa pace. E alienarmi. Che bello, lavoro dove mi pare. E sembro un facchino tutte le volte che esco di casa. Cloud e uno straccio di ufficio esterno forever. E tutta la flessibilità del mondo, chiaramente.

    Rispondi
    • Siro says

      18 settembre 2013 at 9:03 am

      ESATTO!
      Se ci trovi l’equilibrio in effetti questa specie di ufficio interno/esterno organizzato ma flessibile è una figata.

      Rispondi
  3. Cristina says

    18 settembre 2013 at 11:37 am

    Io sono una via di mezzo, non libera professionista ma comunque consulente sempre zaino in spalla in giro per gli uffici…. Peccato che la mia azienda ci passi dei portatili che pesano come un bambino di due anni! 🙂

    Rispondi
    • Siro says

      18 settembre 2013 at 2:13 pm

      per me passare dal vecchio pc portatile, 5 kg+borsa di 2 kg, al mcbook air, che sta nella mia borsa di tutti i giorni, è stata una rivoluzione incredibile.

      Rispondi
  4. caia coconi says

    18 settembre 2013 at 2:25 pm

    oh tesoro che bel post di speranza.
    io sono ancora seduta su una sedia col mac sulle ginocchia. son cose pure le mie.

    proprio in questo istante e’ arrivata la scrivania, i libri sono ancora un’enorme montagna accatastata, non ho librerie.

    vorrei una sedia comoda, arrivera’ (?)

    e poi per quanto mi riguarda mi manca ancora un pizzico di ‘dignita” professionale. perdonami il termine, non ne ho ancora trovato uno migliore. ma voglio dire che se pure hai un ufficio, uno studio, una scrivania fuori casa, ma quando i bambini sono a casa malati sono io a doverci essere, beh. ecco, forse dignita’ non e’ un termine del tutto sbagliato.

    comunque,
    non e’ per lamentarmi, davvero.
    e’ la vita che volevo, la vita che voglio.

    un abbraccio grande!

    Rispondi
    • Siro says

      18 settembre 2013 at 2:36 pm

      quella bella scala che ti vedevo dietro le spalle… potrebbe essere un’ottima libreria! magari ci annodi tutti i tuoi foulard e la fai più carina. Oppure chiami Laura di Parola di Laura e te la fai rivestire di washi tape.
      a me mancano i biglietti da visita e tu invece ne hai di bellissimi.
      al romagna camp un tizio mi ha chiesto l’account twitter. Non ce l’ho.
      Allora dammi il tuo biglietto. Non ce l’ho.
      Ma un portfolio online?. Non ce l’ho.
      Ma allora non esisti! – con aria di canzonamento bonario –

      Ecco i miei prossimi 3 step: biglietti da visita (mi passi il tuo file? ;-), twitter e portfolio online.

      i bambini malati e la tua presenza. Una croce da portare, ma anche un’opportunità. Ogni bacino sulla bua che puoi dare loro è un’opportunità. Anche se è fatica. Fatica allo stato puro e anche un po’ brado.

      P.s. con me ti puoi lamentare quanto ti pare. E questo comunque non è lamentarsi, è riflettere sul proprio modo di lavorare per trovare strade migliori, ottimizzazione di tempo e di fatica. La parola fatica ricorre un po’ troppo spesso nei miei discorsi. Non per lamentarmi eh… Ripetere da capo.

      Rispondi
  5. Rocco Citro says

    19 settembre 2013 at 2:03 pm

    101 è un bel numero. complimenti!
    (anche se negli ultimi mesi ha preso una brutta connotazione politica)

    Rispondi

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