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A carnevale ogni scherzo vale.

2 marzo 2014 by Siro 20 Comments

Alice è guarita dalla varicella. Così non è più vestita da Pimpa e ci siamo trovati ad andare a una festa di carnevale all’improvviso, senza avere costume.
Le mamme brave, quelle normodotate manualmente, le avrebbero cucito un vestito in quattroequattrotto. Io che sono sottodotata non ci ho pensato nemmeno un secondo.
Visto che con la varicella è di nuovo dimagrita, e che pesa 15 chili da esattamente 2 anni e mezzo –  praticamente si è trasformata da uno gnocco a una tagliatella – le ho messo un vestito da – boh? – principessa che abbiamo in casa da circa due anni, preso da h&m che non era nemmeno carnevale. A quello abbiamo aggiunto il cerchietto col velo, la corona, le ali da fata e la bacchetta magica. Alè. Le ho chiesto se voleva anche le corna da renna ma ha detto di no. Peccato.

Mamma, ma io, esattamente, da cosa sono vestita?


Amore mio, ma da Fata Svulàza.

Digressione. Non so quanto comprensibile dai non romagnoli. “Fata” in romagnolo sta per “fatta” ed è una parola che sostituisce l’espressione “guarda che razza di”. Mmm.
A casa nostra quindi ci siamo inventati – io e il mio compagno –  quest’esercito magico: abbiamo la Fata Lurdéra (sporcizia), la Fata Cacaréra (idem), la Fata Smarunéda (annoiata), la Fata Invornìda (incantata, nel senso di un po’ tonta) ecc.
Cose tipo:
– mo mo mo mo. Fata Lurdéra in ‘ste salot!
– Eh?
– Che disordine e sporcizia in questo salotto!
– Io non sono stata!
– Certo tesoro, è stata la Fata Lurdéra.

La Fata Svulàza è quella specie di cantastorie che c’è su Yoyo, mi pare che si chiami Ariele.
Un po’ parente delle altre, mi pare.
Direi che assomiglia, no?

Quando siamo andati alla festa, manco a dirlo, era pieno di principesse. Alcune con vestiti bordati di pelliccia, con vestiti rosa, gialli, rosa, verdi, rosa, azzurri, rosa e rosa. Alice non era vestita esattamente da principessa, ma capisco che nella confusione non è che si capisse esattamente la differenza. Anche perché le ali e la bacchetta le aveva lasciate in macchina, quindi…
Ma noi sapevamo la differenza, e la cosa mi faceva sentire meglio. Non che ci sia niente di male, io sono cresciuta a Barbie e principesse disney e non mi pare di essere esattamente Paris Hilton.

C’erano costumi bellissimi, oltre a principesse e supereroi: un picciolotto picciolissimo vestito da Blues Brother, coccinelle e api, un Darth Vader che combatteva con uno Zorro pieno di jabot. E una meravigliosa Peppa Pig.

C’è stata una sfilata a cui io non l’ho nemmeno iscritta (e per fortuna lei non l’ha chiesto) e una premiazione finale.

Chi ha vinto?

Una principessa rosa, con scarpe rosa e capelli rosa. Alice mi ha guardato confusa e mi ha detto: Mamma, ma cosa c’è di più noioso di essere una principessa rosa?

Questo è uno dei libri in rotazione sul nostro comodino come lettura serale. Mi sembra che ci siamo.
[ne parlerò presto].

E Dalia? Ve lo state chiedendo vero?
Dalia ha ereditato il costume da Pimpa. Una bolla ambulante. Non c’è tregua per lei quest’anno. Ho perso il conto di otiti con perforazioni, bronchiti, influenze varie. E la bocca mani piedi (baby one, two, three). Quando ho scelto il suo nome ero così contenta, ah che bello, un nome di fiore. Adesso ho paura che mi prenda anche qualche malattia delle piante.

Il problema è che qualsiasi malattia prende le si ripercuote sul sonno e sull’intestino. Con il risultato che a me pare di stare a letto con Bud Spencer: tutta la notte botte da orbi e scoregge che potrei registrare e vendere ai Vanzina.
Certe notti c’è un tale odore di zolfo in camera che mi aspetto di cominciare a vaticinare come l’oracolo di Delfi.
No ma va bene eh. Pensa che fortuna, così ti togli il pensiero. Meglio che l’abbiano così da piccole. Meglio che l’abbiano in inverno. Meglio che l’abbiano praticamente in contemporanea. Meglio.
Bene, fatevi avanti allora. Portate i vostri figli a giocare con le mie, su su.
Sono generosa vero? Lo so.
Com’è che non fate la fila?

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Filed Under: Alice, Dalia, vita quotidiana

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Comments

  1. mammapiky says

    3 marzo 2014 at 6:04 am

    Eh si giusto meglio….ci passiamo l’inverno a dire così, io personalmente non ne posso più!
    ….comunque il vestito era perfetto!

    Rispondi
    • Siro says

      3 marzo 2014 at 10:24 am

      Se continua così il vestito va bene anche l’anno prossimo. Però mi ha detto che vuole vestirsi da Peter Pan, e che io mi devo vestire da Capitan Uncino. Io le ho risposto che forse per me è più adatto spugna. E lei ha detto “Eh sì, mamma, hai ragione” :-O

      Rispondi
  2. pinkg says

    3 marzo 2014 at 6:10 am

    Siamo i personaggi usciti dal libro che ruoti sul comodino….e veniamo a popolare i tuoi incubi….buuuuuu!
    Solo per dire che io per piccola peste ho scelto il look pink princess. Se riesco a farla vestire ! Visto che il meteo non ci ha aiutato, l’unica festa in maschera cui siamo state invitate me la sono persa perchè sono una madre snaturata e ho visto l’invito nello zainetto solo stamattina ( la festa era sabato)….vabbè, puntiamo a martedì grasso a scuola! Fata Svulàza è bellissima,! Bacetti a Pimpadalia….ma tu alla fine che fata eri?

    Rispondi
    • Siro says

      3 marzo 2014 at 10:29 am

      Aiuto che paura!!!!
      Ma prima o poi parlerò anche di questo libro, e capirai (io non ho niente contro le principesse rosa).

      Rispondi
    • Siro says

      3 marzo 2014 at 10:31 am

      Io ero Fata Invurnida.

      Rispondi
  3. erica-semplicementeoggi says

    3 marzo 2014 at 9:06 am

    Su dai, anche noi passata la varicella figlia 1 e ora ce l’ha il figlio 2. Anche noi da inizio anno ce ne abbiamo sempre una e prima l’influenza intestinale (tutta la famiglia) e poi la varicella (figlia 1 e ora figlio 2) poi influenza con febbrone tutta la famiglia.
    E grazie del consiglio del libro, cercavo proprio un libro nuovo da comprare , fuori dal solito coro su principesse

    Rispondi
    • Siro says

      3 marzo 2014 at 10:33 am

      AH ecco, avevo dimenticato l’intestinale. E la gastroenterite 😀
      Sulle principesse insolite ne ho un’altro bellissimo, adesso lo metto nella lista dei libri per la rubrichetta.

      Rispondi
  4. PrecariaMamma says

    3 marzo 2014 at 5:15 pm

    varicella, fatta
    otiti perforate e non, fatte
    gastroenterite, fatta
    manipiedibocca, fatta (io, non i bimbi, quest’estate)
    non posso alleggerirti del carico di bacilli, ma hai tutta la mia comprensione

    Rispondi
    • Siro says

      4 marzo 2014 at 10:01 am

      pat pat

      Rispondi
  5. illatocomico says

    3 marzo 2014 at 9:44 pm

    Ma non c’e’ il pulsante “Mi piace”? Tutte le volte lo cerco e non lo trovo… sono forse fata invornida? 🙂

    Rispondi
    • Siro says

      4 marzo 2014 at 10:45 am

      mettere i pulsanti mi piace su blogspot è un’impresa titanica 😀
      per questo sto cercando di migrare su wp, avere un po’ di tempo da dedicarci…
      puoi mettermelo direttamente su fb se vuoi (c’è la pagina), altrimenti scrivimi mi piace nei commenti che mi va bene uguale 😀

      Rispondi
  6. Anonymous says

    4 marzo 2014 at 10:40 am

    PAT PAT
    sei troppo forte…sono scoppiata a ridere in ufficio…proprio come una scema…anche noisiamo preda agli strascichi di ‘sti maledetti virus gastro-intestinali… comunque come dice Shrek:”meglio fuori che dentro” ahahahha
    Un abbraccio
    Susanita72

    Rispondi
    • Siro says

      4 marzo 2014 at 10:47 am

      Shreck, un mito. Io sono molto Fiona, sallo. Meglio fuori che dentro, dico io. 😀
      Ciao Susanita cara.

      Rispondi
  7. Siro says

    4 marzo 2014 at 10:42 am

    Questo commento è stato eliminato dall’autore.

    Rispondi
  8. firmatocarla says

    5 marzo 2014 at 10:50 pm

    ahahah… sì sì, meglio adesso che quando sarà a scuola, meglio adesso che quando sarà grande, meglio adesso… e basta, no????
    Solidarietà, comunque. Pare che intestino e sonno vadano per la maggiore anche qui… anche per il raffreddore… sob!

    Rispondi
    • Siro says

      6 marzo 2014 at 9:48 am

      suvvia, passerà anche questo inverno 😀

      Rispondi
  9. la duchessa says

    12 marzo 2014 at 2:07 pm

    1) “Fata” lo devo imparare, devo fare pratica, per mimetizzarmi. Il gusto al passatello l’ho fatto, le braccia da azdora erano di default nel modello, ora devo andare di competenza sociolinguistica.
    2) Fata Svulaza, Ariele, a casa nostra, si chiama Mestizia: per quando legge (O____O) le favole della Buonanotte……..
    3) Il carnevale dei nostri mostri ha visto il grande vestito da Baslaittì, metodicamente e sistematicamente – e da bravo metodico sistematico credo vorrà vestirsi da Baslaittì (Buzz Lightyear) anche nei prossimi dieci Carnevali – e il piccolo da Pirata (jo-ho!!) in casa della zia, poi da Ione (roarrrrr!) a casa nostra, poi da NNNO! alla festa in maschera – questo il più rispondente al personaggio – e infine da Pirata (jo-ho) alla festa del nido, per il solo gusto di brandire la spada e tirarla in testa agli amichetti…….

    Rispondi
    • Siro says

      12 marzo 2014 at 2:23 pm

      1) Fata roba! o fati robi sono intercalari frequenti. Mi offro per ripetizioni di idioma locale. Mimetizzarti non ce la farai mai, io ho la mamma ferrarese e ancora adesso qualcuno mi dice “t’an si propri rumagnola, sc’i un po’ maruchena”. Marocchino nella concezione locale è chiunque fuori dal ravennate, foss’anche uno di Parma. Uno svizzero l’è comunque un maruchen.

      2) Fata tristeza, insomma.

      3) Mamma io mi voglio vestire da peter pan per la prossima festa. Tu ti vesti da capitan uncino.
      Da Spugna se mai, Alice, ho più il physique du role da Spugna.
      Ah sì, hai ragione.
      Morale: mai scherzare coi bambini se non sai accettare la dura realtà.

      Rispondi
  10. la duchessa says

    12 marzo 2014 at 2:35 pm

    Ok mi preparo alla maruchenaggine spinta. Ricambio il corso di idioma locale insegnandoti come si dice nouve, broudo e a dire TENGO FAME 😀

    Rispondi
    • Siro says

      12 marzo 2014 at 2:38 pm

      Ho avuto una coinquilina barese, mi rimane quindi nel parco espressioni colorite “tien’caccher’n’gulo” per indicare i pantaloni a cavallo basso
      e “puzz’can’muort” per indicare olezzi di varia provenienza.

      Rispondi

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